Il consigliere regionale ripercorre le tappe di un progetto iniziato con l’istituzione dell’Università: «L’autonomia dell’ateneo catanzarese rappresentò un momento di grande entusiasmo per la città»
Sull’integrazione degli ospedali di Catanzaro, anche il consigliere regionale Fi Claudio Parente esprime il suo contributo. Ne riportiamo il contenuto.
«La storia inizia grazie all’opera lungimirante e caparbia del brillante magistrato Salvatore Blasco che, tramite il Consorzio per la Promozione degli Studi Universitari, si impegnò in una operazione lunga e difficile, da alcuni all’epoca definita temeraria ed impossibile, che portò, il primo gennaio del 1998, all’ istituzione dell’Università degli Studi di Catanzaro, città in cui già operavano la Facoltà di Medicina e Chirurgia e la Facoltà di Giurisprudenza, quale distaccamento della Università degli Studi di Reggio Calabria, a sua volta istituita nel 1982. L’autonomia dell’ateneo catanzarese rappresentò un momento di grande entusiasmo per la città capoluogo ma anche una assunzione di enormi responsabilità verso i sogni e le speranze di tantissimi giovani che intravedevano nella cultura e nel sapere le migliori armi per un riscatto della nostra regione. Chi scrive era uno di quelli che si impegnava anche fisicamente per cercare di rendere dignitose le sedi improvvisate (tra garage e condomini, prima di disporre delle aule del Seminario San Pio X) per le lezioni di Medicina tenute dapprima da insigni professori (cito solo alcuni nomi: i Prof.ri Franco e Gaetano Salvatore, il Prof. Pietro De Franciscis, il Prof. Giovanni Giordano-Lanza, il Prof. Gianfranco Tajana) e poi da un gruppo di giovani docenti, quasi tutti provenienti dalla seconda Facoltà di Medicina di Napoli. Passarono diversi anni, tra speranze e frustrazioni perché non solo non c’erano sedi dignitose ma soprattutto perché il percorso formativo era improntato unicamente su lezioni ex-cathedra in quanto, fin da subito, il rapporto con l’Ospedale Civile Arnaldo Pugliese (poi denominato Pugliese-Ciaccio), che avrebbe potuto vicariare tutta la parte clinica, si dimostrò molto complicato. Ricordo ancora le processioni verso gli uomini politici di allora, tutti schierati contro l’integrazione tra la Facoltà di Medicina e l’Ospedale Civile, sulla base del tormentone che i docenti erano poco presenti (essendo quasi tutti fuori sede) e perché l’Università avrebbe potuto oscurare o ridimensionare le professionalità (alcune di ottimo livello) operanti nell’Ospedale cittadino.
Tali problemi si attenuarono in parte, nel 1987, con l’acquisizione da parte della Regione della clinica Villa Bianca che divenne il Policlinico Universitario Mater Domini, dove si potevano svolgere in modo almeno più dignitoso sia l’attività assistenziale che la ricerca anche grazie alla prima convenzione tra l’Università, la Regione Calabria e l’allora USL 18 di Catanzaro, che ebbe una durata di tre anni. Al rinnovo della convenzione (anno 1989) si sperava in una diversa percezione dell’Università da parte della Regione Calabria ed invece il dissenso e l’accusa verso i professori (“che venivano da fuori”, “assenteisti”) e verso l’Università (“ritenuta troppo autonoma dal mondo della politica”) erano ancor di più esasperati tanto che il rettore prof. Salvatore Venuta si appellò ai pochissimi calabresi dell’ambiente universitario affinchè agissero a livello personale con i politici di turno per cercare di attivare la nuova convenzione. Fu cosi che il clima cominciò a cambiare.
I calabresi Serafino Marsico e Giuseppe Nisticò riuscirono a far attivare le loro Unità Operative nel presidio “Madonna dei Cieli”, le cliniche universitarie di pediatria, ginecologia e chirurgia toracica furono ospitate presso l’Ospedale civile Pugliese mentre io, nel mio piccolo, portai il Rettore Venuta alle 7 del mattino a casa di un mio compianto amico, all’epoca sottosegretario, affinchè facesse inserire nel protocollo d’intesa l’attivazione dell’Unità Operativa di Medicina dello Sport, come poi avvenne. Questi non sono solo ricordi di una parte importante della mia gioventù, ma la cronaca delle difficoltà incontrate nella, da me sempre auspicata, integrazione tra il mondo medico catanzarese e quello universitario, cosa che avrebbe permesso a tantissimi giovani calabresi, già venti anni fa, di perfezionare gli studi di medicina cosi come si sarebbe data una risposta sanitaria più efficiente ed efficace rispetto a quanto poi si è registrato per le note polemiche tra le due Aziende, la cui sovrapposizione di servizi non portava a competizioni professionali ma a denigrazioni continue allontanando cosi il comune obiettivo di offrire una risposta sanitaria globale di qualità ai cittadini calabresi e non limitata solo a quei pochi settori diretti da eccelsi professionisti, sia nell’ambito Ospedaliero che in quello Universitario»
«Dopo venti anni è cambiata la politica (almeno si spera) che non dovrebbe avere interessi a tutelare questo o quel primario, rispetto ad un progetto cosi importante di integrazione e per questo va dato atto pubblicamente al Sindaco di Catanzaro Sergio Abramo che, con particolare impegno e tenacia, ha coinvolto le istituzioni, in particolare quei consiglieri regionali che in modo bipartisan hanno lavorato e proposto la legge; sono cambiate le condizioni strutturali, grazie alla realizzazione del Campus in località Germaneto, con annesso Policlinico, tanto agognato soprattutto dai giovani ricercatori a cui luccicavano gli occhi quando, davanti all’enorme plastico che campeggiava nei saloni della Presidenza del Policlinico Mater Domini, il rettore indicava ad ognuno di noi lo spazio che avrebbe occupato in quell’avveniristico progetto sulla cui realizzazione credevano in pochi tanto che illustri professori, vincitori di cattedra a Catanzaro, rimanevano il tempo necessario per maturare il trasferimento in altre sedi. Sono cambiati, anche di molto, i rapporti di collaborazione tra l’Azienda Mater Domini e l’Ospedale Pugliese – Ciaccio; è migliorata l’interazione con la città di Catanzaro, dove tanti docenti non solo risiedono in forma stabile ma alcuni l’hanno scelta come residenza definitiva partecipando in modo attivo alla vita sociale e culturale. Per questi motivi credo che questa Assemblea oggi possa essere fiera di aver approvato una legge che permetterà la nascita di uno dei più grandi policlinici del Mezzogiorno, che potrà diventare il punto di riferimento sanitario e di ricerca non solo del Sud d’Italia ma anche delle altre nazioni che si affacciano sul Mediterraneo. A me, si aggiunge, la soddisfazione di aver contributo, oggi nella veste di coloro che in passato rallentavano questa operazione, e quindi riscattando il mondo politico, alla stesura di questa legge che permetterà l’integrazione delle due Aziende nel contesto di quel progetto di Campus Universitario con annesso Policlinico, che venti anni fa sembrava talmente pioneristico da farmi intraprendere altre strade professionali, ma per il quale mi sono battuto sempre con impegno e passione» .
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