di ENZO COSENTINO – La Nuova Calabria
Coronavirus batte ritirata? Per ora è solo una speranza, ma ce ne vorrà del tempo prima di poterlo accertare senza ombre di dubbi. E intanto si viaggia nel regno, a volte fantastico e altre contraddittorio, delle ipotesi. Ve ne è una che vogliamo, anzi vorremmo, porre all’attenzione di chi sulla materia ha titoli per esporre il proprio punto di vista. Un interrogativo che nasce anche da recenti casi verificatisi sul territorio calabrese. Ad esempio l’interrogativo scientifico sulla condizione di quasi sovrapposizione tra la positività al virus covid-19 e l’asintomaticità degli stessi soggetti testati (sia pazienti che operatori della struttura di Villa Torano). Ne abbiamo parlato con Claudio Parente che, oltre ad essere medico, è un professionista nel settore dell’organizzazione e gestione dei servizi sanitari (è pure laureato in Scienze dell’Amministrazione ad indirizzo Sociale e Sanitario e ha un dottorato in Morfologia Umana e Sperimentale, ndr) e quindi a conoscenza dei diversi modi di approccio a situazioni epidemiologiche particolari come quella della pandemia in corso, anche nell’aspetto politico del problema.
Dottore Parente, come si è potuto verificare un focolaio di queste dimensioni?
“Sull’altissima capacità di diffusione virale del Covid-19 ormai si è scritto di tutto, si tratta di un virus che colpisce in modo subdolo anche a chi pensa di aver messo in atto tutte le precauzioni prescritte. Sono in contatto quotidiano con mio figlio, giovane medico specializzando all’Università di Milano, che mi racconta cose a cui si stenta a credere. Nel reparto in cui lavora il personale medico e paramedico è positivo per l’80% cosi come i pazienti e finanche il suo primario nonostante tutti gli accorgimenti messi in campo. Ma in Lombardia la diffusione è cosi elevata che ormai le percentuali non fanno più notizia mentre da noi ogni focolaio deve attirare la immediata attenzione perché si deve essere capaci di isolarlo al massimo e prima possibile, compresi tutti coloro che possono essere venuti a contatto, e quindi anche le ore e non solo i giorni hanno una importanza fondamentale”.
Soprattutto se avviene in ambiente ospedaliero o nelle strutture protette tipo le RSA?
“Certamente. L’ambiente ospedaliero amplifica in modo esponenziale l’infezione mentre nelle RSA diventa ancora più pericolosa considerata l’età dei degenti ma sopratutto per le pluripatologie di cui sono affetti. Nelle strutture protette l’infezione nella quasi totalità dei casi arriva dall’esterno perché i pazienti hanno tempi medi degenza di 6-12 mesi, e per i nuovi ricoveri è previsto in modo tassativo l’esito del doppio tampone negativo per poter accedere. Almeno in questo in Calabria si è riusciti ad arrestare il fenomeno dei ricoveri di pazienti dall’ospedale nelle strutture territoriali senza alcun controllo sullo stato di infezione evitando cosi il disastro avvenuto in Lombardia dove nelle RSA si contano 7 mila contagiati e migliaia di morti. Quindi, nel caso di Villa Torano si tratta di qualche soggetto positivo asintomatico che ha diffuso all’interno della struttura il virus e che i comuni mezzi di prevenzione adottati tipo il controllo della temperatura dei lavoratori all’ingresso e i dispositivi di protezione individuale non sono stati sufficienti per bloccare la trasmissione. Cosi è nato il focolaio che si è potuto accertare solo per il ricovero di una utente in Ospedale che presentava sintomi compatibili con il Covid-19”
Cosa fare per isolare in modo efficace la trasmissione?
“In Italia, finora, la quasi totalità di pazienti positivi asintomatici o paucisintomatici osserva la quarantena in famiglia che, per quanto si pensi di osservare ogni precauzione, non fa che ampliare l’infezione creando piccoli cluster e quindi il primo accorgimento dovrebbe essere quello di individuare strutture idonee già pronte dove allocare sia i pazienti positivi al Covid 19 che quelli sottoposti a quarantena. E non rincorrere soluzioni solo quando scoppia un caso perché poi si rischia di perdere tempo prezioso dietro a beghe di ogni tipo. L’epidemia, purtroppo, non scomparirà di colpo e fra qualche mese si potrebbero verifica fenomeni di ritorno, per cui il problema dell’allocazione più opportuna va affrontato urgentemente. Almeno ogni provincia deve avere un centro di riferimento, pubblico o privato, che sia adibito esclusivamente al Covid-19 lasciando agli ospedali Hub il ruolo per i trattamenti intensivi dei casi. E’ troppo rischioso allocare negli Ospedali pazienti positivi al Covid, per quanto separati e differenziati, soprattutto quando gli stessi Ospedali, a giorni, riprenderanno le attività di routine. Per cui la partita si gioca sulla sanità territoriale che comprende diversi importanti attori, dai medici di medicina generale, alle unità specializzate al Covid-19 per l’assistenza domiciliare ed alle strutture protette dove monitorare e curare i pazienti che necessitano di costante trattamento sanitario. In attesa del vaccino, che non sarà certamente una scoperta a breve se vogliamo essere sicuri che si tratti di un vaccino che funzioni e che quindi la sperimentazione dovrebbe affrontare i classici step che ci portebbero a tempi di almeno due o tre anni. Considerando, altresì, che questo è un tipo di virus che può mutare e quindi fare una sperimentazione accorciando i tempi non potrà assicurare la certezza di un vaccino realmente efficace. Per cui si dovrà lavorare per organizzare nel migliore dei modi la sanità sul territorio e continuare ad essere bravi, di fronte a focolai di infezione, nell’unica terapia efficace cioè l’isolamento. In Calabria, i numeri della pandemia sono contenuti, grazie al fatto della presenza di tantissimi comuni con un numero di abitanti tale da conoscersi quasi tutti, cosa che ha permesso di neutralizzare quasi alla radice il rischio di contagi per l’invasione dei concittadini dalle regioni del nord.”
Ma veniamo al tema da noi lanciato sull’alta correlazione tra casi positivi e nello stesso tempo asintomatici
“Avete sollevato una riflessione importante che già dai primi giorni è stato oggetto di interesse di chi segue l’epidemiologia del Covid-19 tanto che qualcuno aveva attribuito questo dato ad un errore nella metodica di indagine considerato poi che anche la più recente letteratura internazionale attribuisce un margine di errore, anche del 30%, ai risultati del tampone per la ricerca del virus. Rifatti i tamponi, che hanno confermato sostanzialmente i primi dati, le ipotesi di studio più appropriate si potranno fare fra 10-15 giorni e cioè il tempo medio per capire come evolve l’infezione sia tra i pazienti che tra gli operatori. Tra l’altro ogni giorno monitorati da specialisti dell’ASP di Cosenza che li hanno presi in carica dalla condizione di asintomatici e quindi con la certezza che l’eventuale trattamento sintomatologico sia il più appropriato possibile. Per cui si va dalla possibilità di indirizzare l’attenzione scientifica verso una mutazione del virus, che porta ad abbattere la carica virale al punto di risparmiare, almeno in alte percentuali, soggetti fragilissimi per età e plutipatologie, oppure preoccuparsi verso indagini a tappeto urgenti per scoprire ed isolare i soggetti positivi asintomatici prima che anche in Calabria si raggiungano le percentuali di infezioni delle regioni del nord, anch’esse sottostimate perché rapportate solo al numero di tamponi effettuati.”
Soprattutto adesso che ci si dovrebbe avviare verso la fase 2, cioè la ripresa delle attività.
“Ci si sta avventurando, purtroppo, verso un futuro pieno di grandi incognite che si devono purtroppo affrontare vista la condizione economica e sociale che questa pandemia sta provocando. Soprattutto nella nostra regione dobbiamo cercare di salvaguardare le filiere, penso all’agricoltura e al turismo, che danno respiro alla economica e quindi, dovendo convivere con il virus chi sa per quanto tempo ancora, dobbiamo attrezzarci con tutti gli strumenti possibili per diagnosticare prima possibile l’infezione virale ed isolare i soggetti venuti a contatti. Ed oggi l’unico sistema sicuro (almeno nell’80% dei casi) è il tampone per la ricerca del Covid-19. Le altre indagini che si stanno mettendo in campo tipo la siero prevalenza per la ricerca delle immunoglobuline per capire se si è venuti a contatto con il virus, che in ogni caso non sarebbe una patente di immunità, hanno ancora margini di errore significati per poter far stare tranquilli.”
Dottore Parente, a proposito di tamponi per Villa Torano è nata una polemica per le modalità di consegna che poi l’ha vista coinvolta per uno scambio di persona.
“Le solite polemiche di chi vuole strumentalizzare ogni cosa anche di fronte a situazioni dai possibili risvolti drammatici. Sulle modalità di consegna non entro nel merito dico solo che rispetto ad una procedura formale, il poter guadagnare anche ore e non solo giorni, nel sapere chi sono soggetti positivi e quelli negativi tra pazienti e operatori, al fine di distaccarli prima possibile (come dicono gli esperti in televisione ogni giorno) vale più di ogni considerazione perché si tratta della salute delle persone. Poi, il mio nome viene tirato spesso in ballo quando si parla di sanità, in questo caso addirittura con interrogazioni parlamentari, quando sarebbe bastato farsi una passeggiata al Dipartimento della Salute per accertarsi di tante cose e soprattutto su quello che si chiedono.”
Quali ad esempio?
“Che da quando sono impegnato in politica (2010) e quindi mi sono dimesso da ogni carica e da ogni partecipazione azionaria, il potenziale conflitto di interesse l’ho esercitato in maniera opposta. Le istanze di accreditamento presentate fin dagli anni 2008 e 2009 non sono state evase mentre tantissime altre strutture, similari per tipologie di prestazioni, in questo ventennio sono state regolarmente accreditate. Addirittura per due strutture, avute in affidamento fin dal 2003 con gara pubblica, ci sono volute sentenze di ottemperanza del Tar sia per la procedure di autorizzazione che per quella dell’accreditamento. Procedure che hanno provocato ritardi per oltre 15 anni e che saranno certamente oggetto di risarcimenti e quindi di danni erariali. Ma avrebbero pure potuto parlare con il Commissario ad Acta Generale Cotticelli per sapere se mai, anche di fronte a richieste legittimate dalla giurisdizione amministrativa, abbia chiesto cose personali e quale, invece, sia stato il mio comportamento politico in Commissione o per portare avanti sue iniziative operative (vedi legge sull’integrazione delle Aziende della città capoluogo). Si sarebbero fatti una ragione sul fatto che in politica ci può essere anche qualcuno che si comporta in modo corretto.”
Qualcuno invece vorrebbe adombrare la sua vicinanza alla Presidente Santelli.
“Non vedo la Presidente dal giorno della sua proclamazione. Avevo deciso da tempo di non ricandidarmi ma di dare un contributo politico alla coalizione. Cosa che ho fatto e non certo per chiedere favori, incarichi o prebende, come tutti dell’ambiente sanno. Con gli amici del Movimento Officine del Sud siamo invece impegnati da oltre tre anni nelle analisi e nelle proposte da mettere in campo in tema di regionalismo differenziato, argomento bloccato nell’agenda della politica nazionale solo per l’emergenza sanitaria. Dal giorno dopo le elezioni mi sono catapultato nella mia attività professionale che la vicenda della pandemia in Italia e in Calabria ha di molto implementato. Mi interfaccio costantemente con colleghi di tutta Italia per aggiornamenti sui tanti aspetti, che non sono solo di tipo sanitario, ma anche amministrativi e giuridici perché sono stati stravolti diversi aspetti della gestione sanitaria dai documenti sulla valutazione dei rischi alla privacy etc. Sono al telefono e a disposizione di tutti coloro che mi chiamano per consigli, procedure, terapie etc. Però, per i diffamatori di professione non potrei fare il professionista, perché ho ricoperto ruoli politici, e non potrei fare il politico perché la mia attività professionale potrebbe configgere con iniziative amministrative o legislative soprattutto in materia sanitaria quando questo settore è da dieci anni commissariato e quindi ogni decisione spetta esclusivamente ai commissari nominati dal Governo. Ma questo non vale per gli estorsori mediatici dei social ai quali non mi sono mai voluto assoggettare ma che fanno la gioia di tutti coloro ai quali devolvo gli importi dei risarcimenti (almeno per quei casi che hanno un minimo di capacità economica, altri non hanno niente da perdere e perciò fanno i leoni della tastiera).”