Regionalismo differenziato, la battaglia all’ultimo miglio: la perequazione
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Le polemiche scatenate dal disegno di legge Calderoli sulla autonomia differenziata inducono il nostro Movimento a prendere una posizione e a partecipare al dibattito politico, in coerenza con gli impegni statutari e con quanto sostenuto nelle numerose iniziative pubbliche, soprattutto ante-pandemia, e pubblicato in tutti questi anni. Per le problematiche del Mezzogiorno d’Italia, in generale, e della Calabria in particolare, non abbiamo mai fatto ricorso ad un meriodionalismo sterile, fatto di promesse, impegni, proposte senza alcuna connessione sia logica che sostanziale ma ammantate da paroloni come Masterplan, zone franche, banche del Sud per finire nell’immancabile (per ogni cosa) Piano Marshall, ma siamo partiti da progetti organici che tengano conto della vocazione del territorio, facendo tesoro degli errori del passato, senza lamenti, auto commiserazioni o vocazioni a farci mettere sotto tutela, fornendo cosi l’alibi migliore a chi vorrebbe relegare il Sud ai confini dell’Europa. Ma, per tutto questo, la battaglia della vita era ed è rappresentata dalle conseguenze che apporterà il Regionalismo differenziato che, per quanto asimmetrico, segnerà il futuro delle Regioni del Sud. Per questo tema soci, simpatizzanti e i fondatori del Movimento Officine del Sud, che negli anni hanno presenziato in assemblee comunali, provinciali e regionali, hanno portato avanti la sfida del federalismo razionale e responsabile chiedendo l’autonomia della Calabria nelle materie dei beni culturali e paesaggistici, dell’ambiente e dell’energia rinnovabile, della protezione civile e della rigenerazione urbana, della tutela della salute, del turismo, dell’agricoltura nei rapporti con l’Unione Europea ma alla condizione che tali autonomie dovessero essere richieste con legge del Consiglio Regionale, da sottoporre successivamente all’approvazione diretta dei due rami del Parlamento. Questo per superare la fase della trattativa preliminare Regione-Governo, prevista negli altri progetti di legge, dando cosi forza ed autorevolezza al Consiglio regionale che sarebbe diventato protagonista assoluto della fase decisiva per il futuro della Regione. Ritenevamo questo passaggio, previsto dall’art.121, secondo comma della Costituzione, la via maestra di un segnale originale, forte e coraggioso che potesse essere da esempio anche per le altre regioni del Sud. Orbene questo aspetto è stato oggi superato dal ddl Calderoli che prevede la discussione e votazione del testo nelle due Camere. Ma non era certamente solo questo il contenuto del documento, che poi è stato presentato come mozione a firma del Presidente del Movimento, nella sua qualità di Consigliere regionale, di seguito trasportato in una risoluzione presentata in Consiglio regionale ed approvata all’unanimità (Risoluzione n.1/2019)
Nella mozione l’autonomia differenziata veniva condizionata anche alla preventiva individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni, alla determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, con il superamento della spesa storica, tutte cose riportate nel ddl Calderoli. Per cui crediamo che sia stia aprendo una grande possibilità per la classe dirigente del Sud, almeno quella impegnata a costruire una società del fare e non a cavalcare polemiche strumentali considerato che, paradossalmente, chi oggi critica in modo aspro il ddl Calderoli dimentica da dove è partito il processo dell’autonomia differenziata (Governo Amato, 2001), cosi come il ddl oggi in itinere migliora anche il disegno di legge Boccia (2019) e quello Gelmini (2022) che non ebbero certo le opposizioni che oggi si registrano anche da quei Governatori di sinistra che si erano dichiarati a favore dell’autonomia differenziata. Rimane solo l’ultima battaglia, campale, per dire che si è realmente compiuto quanto previsto dalla Costituzione: la perequazione, le sue regole e il suo finanziamento per permettere alle regioni del Sud di partire alla pari. Su questo tema si misurerà in concreto la forza della classe politica meridionale, che dovrà superare anche le barriere ideologiche o partitiche per permettere ad ogni regione di colmare i deficit infrastrutturali e dei servizi. Ed è proprio su questo argomento che il Movimento Officine del Sud si concentrerà nell’Assemblea regionale del 25 e del 26 maggio con il supporto di esperti in materia e, si spera, con la presenza del Ministro Calderoli. Questo vuol dire accettare la sfida del federalismo e non certo condividere qualcosa che possa indebolire o spaccare il Paese. Perché, alla tutela di questo, non dimentichiamolo, due personalità come il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ed il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ci danno ampie garanzie.
Coordinatore regionale Movimento Officine del Sud